martedì 1 maggio 2012

Una batteria "ad aria" con 800 chilometri di autonomia

La IBM sta sviluppando un prototipo di batteria a litio-aria che fa a meno di metalli pesanti. Per arrivare a una produzione industriale all’inizio del prossimo decennio, è stato raggiunto un accordo con aziende chimiche giapponesi per la creazione di nuovi ettroliti che assicurino una lunga durata di vita ai nuovi accumulatori di carica di: Larry Greenemeier.
Un nuovo tipo di batteria al litio attualmente in fase di sviluppo potrebbe fornire l’alimentazione ad auto elettriche tanto da farle viaggiare per ben 800 chilometri prima di dover essere ricaricate, erogando circa 10 volte l'energia fornita dalle attuali batterie agli ioni litio. La prospettiva di una fonte di energia ad aria, che sia leggera e di lunga durata per la prossima generazione di veicoli è allettante, se solo qualcuno riuscisse a costruirne un prototipo. Il fatto è che ci sono diversi “posti di blocco” sulla strada verso queste batterie a litio-aria, soprattutto per quanto riguarda la ricerca di elettrodi ed elettroliti che siano sufficientemente stabili per la chimica della batteria ricaricabile.
L’IBM prevede di adottare batterie a litio-aria con la costruzione di un prototipo funzionante entro la fine del prossimo anno. Venerdì la società ha annunciato di aver intensificato gli sforzi per il loro sviluppo grazie al coinvolgimento di due società giapponesi – l’azienda chimica Asahi Kasei Corp e il produttore di elettroliti Central Glass – nell’IBM Battery 500 Project, un consorzio creato dalla IBM nel 2009 per accelerare il passaggio delle case automobilistiche e dei loro clienti a veicoli ad alimentazione elettrica.
Le batterie agli ioni litio utilizzate negli attuali veicoli elettrici si basano su un catodo in ossido metallico o fosfato di metallo (generalmente cobalto, manganese o materiali ferrosi) che funge da un elettrodo positivo, su un composto a base di carbonio come anodo, o elettrodo positivo, e su un elettrolita per condurre gli ioni litio da un elettrodo all'altro. Quando la macchina va, gli ioni litio fluiscono dall'anodo al catodo attraverso l’elettrolita e una membrana di separazione.
La carica della batteria inverte la direzione del flusso di ioni.
Attualmente le più efficienti batterie agli ioni litio per auto possono alimentare un veicolo per soli 160 chilometri prima di esaurirsi. (La Nissan afferma che la sua Leaf, completamente elettrica, ha un'autonomia di circa 175 chilometri.) Veicoli elettrici molto reclamizzati come la Chevy Volt hanno un’autonomia ancora più limitata, di soli 80 chilometri, prima che il entri in funzione il suo motore a gas.
Le specifiche sull’operatività delle batterie a litio-aria sono ancora in fase di determinazione, ma il principio generale è che, invece di utilizzare ossidi di metalli pesanti, l’ossigeno viene prelevato dall’aria mentre il veicolo elettrico è in movimento. Le molecole di ossigeno reagiscono con gli ioni litio e gli elettroni sulla superficie di un catodo di carbonio poroso, formando perossido di litio. La formazione di perossido di litio durante la fase di scarica determina una corrente elettrica che alimenta il motore della vettura. Durante la carica avviene la reazione inversa, e l'ossigeno viene rilasciato di nuovo nell'atmosfera. L'anodo, inoltre, è fatto di litio, il metallo più leggero. Senza il ricorso a metalli pesanti, la batteria sarebbe diverse volte più leggera ma in grado di immagazzinare più energia rispetto alla cugina agli ioni litio.
Schermata di una simulazione delle interazioni fra un elettrolita solvente organico (carbonato di propilene)
e ioni di litio (bianco) e di ossigeno vicino a una superficie di litio-perossido di litio.

Anche se tutto questo funziona bene in una simulazione al computer, le batterie a litio-aria hanno nella pratica esigenze specifiche, che gli scienziati stanno ancora cercando di soddisfare. "Abbiamo scoperto abbastanza presto durante lo sviluppo del progetto che gli elettroliti attualmente utilizzati nelle batterie agli ioni litio non funzionano nelle batterie a litio-aria, perché in queste l'ossigeno attacca la batteria e distrugge l'elettrolita", rendendolo incapace di condurre una carica, dice Winfried Wilcke, ricercatore capo del Battery 500 Project. Una soluzione, aggiunge, sarebbe quella di utilizzare due elettroliti diversi, uno per il catodo e un secondo per l'anodo, con una membrana che ne eviti la miscelazione.
È a questo punto che la IBM cercato nuovi partner. La Asahi Kasei svilupperà una membrana che possa essere utilizzata nelle batterie per separare gli elettroliti pur permettendo agli ioni litio di passare dall’anodo ad catodo. La Central Glass svilupperà una nuova classe di elettroliti e di additivi ad alte prestazioni appositamente progettati per migliorare le prestazioni della batteria a litio-aria.
Un altro modo per valutare il potenziale delle batterie a litio-aria è quello di confrontarlo con altre batterie in termini di energia specifica, ossia di quanta energia produce in relazione alle sue dimensioni. Considerando che una tradizionale batteria al piombo per auto produce fino a 40 watt-ora per chilogrammo, una batteria agli ioni di litio arriva al massimo a 250 watt-ora per chilogrammo. Una batteria a litio-aria ha la potenzialità di superare di gran lunga i 1400 watt-ora per chilogrammo. "Il mio obiettivo sono 1000 watt-ora per chilogrammo, ma non avremo il numero reale relativo alla densità energetica fino a che non avremo costruito un prototipo più grande", dice Wilcke.
Il Battery 500 Project non è l'unico in corsa per lo sviluppo di batterie a litio-aria. I ricercatori del Massachusetts Institute of Technology stanno sviluppando una batteria litio-aria con elettrodi in nanofibre di carbonio. E, Yangchuan Xing, professore associato di ingegneria chimica e biologica presso la Missouri University of Science and Technology, lo scorso anno ha ricevuto dalla Advanced Research Projects Agency–Energy (ARPA–E) un finanziamento di 1,2 milioni di dollari per sviluppare batterie a litio-aria.
Wilcke stima che le batterie a litio-aria possano essere pronte per la produzione non prima del 2020, "se non troviamo alcun intoppo tecnologico lungo la strada." E aggiunge: "L'unica cosa di cui sono certo è che non accadrà in questo decennio."

(L'originale di questo articolo è apparso su "Scientific American" il 20 aprile 2012 )

fonte: http://www.lescienze.it/news/2012/04/30/news/batteria_auto_automobile_ioni_litio_litio-aria_autonomia_densit_energetica_elettrolita_elettrodi-995218/


giovedì 26 aprile 2012

Palle di neve su Saturno


Gli studiosi hanno osservato delle gigantesche "palle di neve" che attaversano l'anello più esterno di Saturno, creando delle scintillanti scie di ghiaccio chiamate mini-jets.

Gli oggetti sono stati individuati grazie alle nuove immagini inviate dalla sonda della NASA Cassini, che sta orbitando attorno al pianeta da sette anni.

Le "palle di neve" si formano quando il materiale nell'anello F di Saturno si agglomera a causa dell'attrazione gravitazionale della vicina luna Prometeo. Secondo le stime dei ricercatori, gli oggetti ghiacciati - tra cui anche quello nella foto - hanno un diametro di circa un chilometro.

A volte attraversano l'anello alla moderata velocità di circa 6 chilometri l'ora, trascinando con sé particelle ghiacciate.

Le scie che ne risultano "hanno un'ampiezza di circa 10 chilometri e si estendono all'esterno degli anelli per 40 o anche 180 chilometri, a seconda del tempo trascorso dalla loro formazione - la loro lunghezza infatti aumenta di molto nell'arco di poche ore", spiega Carl Murray della Queen Mary University di Londra, uno dei membri del team che lavora sulle immagini di Cassini.

Andrew Fazekas.

fonte: http://www.nationalgeographic.it/scienza/spazio/2012/04/26/foto/palle_di_neve_negli_anelli_di_saturno-988570/1/

lunedì 23 aprile 2012

Sole: Cambiamenti magnetici causeranno basse temperature sulla terra

Secondo gli scienziati del Centro Astronomico Nazionale del Giappone e del Riken Research Foundation, l’attuale attività delle macchie solari assomiglia a un periodo nel 17 ° secolo conosciuto come il minimo di Maunder, la parte più fredda della Piccola Era Glaciale.Durante tale periodo di 70 anni, a Londra il Tamigi gelò e i fiori di ciliegio fiorirono più tardi del solito a Kyoto.Le temperature si stima siano state di circa 2,5 gradi più basse durante il Minimo di Maunder che durante la seconda metà del 20 ° secolo. I ricercatori hanno anche scoperto segni di insoliti cambiamenti magnetici nel sole, portandoli a credere che la polarità del campo magnetico ai poli solari si inverte e diventerà quadrupolare a maggio.Un gruppo di ricerca guidato da Saku Tsuneta, professore presso l’osservatorio, ha confermato che la polarità del campo magnetico al Polo Nord ha cominciato inversione nel luglio dello scorso anno.
TUTTAVIA IL CAMPO MAGNETICO AL POLO SUD
Che avrebbe dovuto invertirsi insieme al Polo Nord, ha mantenuto una polarità positiva, che, secondo i ricercatori, porterà alla formazione di una struttura a quattro poli magnetici con due nuovi poli vicino all’equatore del sole. Lo studio giapponese ha scoperto che l’andamento della corrente dell’attività delle macchie solari è simile ai record di quel periodo.Normalmente, il campo magnetico del sole gira circa una volta ogni 11 anni. Nel 2001,il polo magnetico del sole a nord, era nell’emisfero settentrionale, orientato a sud.Mentre gli scienziati avevano previsto che la prossima inversione inizierà da maggio 2013,
il satellite solare Hinode di osservazione ha scoperto che il polo nord del sole aveva iniziato a spostarsi circa un anno prima del previsto. Non c’era nessun cambiamento evidente nel polo sud.Se questo trend continua, il polo nord potrebbe completare la sua vibrazione nel maggio 2012,e creare una struttura a quattro poli magnetici con due nuovi poli creati in prossimità dell’equatore della nostra stella più vicina.

fonte :  http://terrarealtime.blogspot.it

venerdì 20 aprile 2012

In aumento le foreste in Italia

Negli ultimi 20 anni il patrimonio forestale italiano è aumentato di circa 1,7 milioni di ettari, raggiungendo oltre 10 milioni e 400 mila ettari di superficie, con 12 miliardi di alberi che ricoprono un terzo dell'intero territorio nazionale.È quanto emerge dall'ultimo Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi di carbonio (Infc) del Corpo forestale dello Stato presentato ieri a Roma alla presenza di Mario Catania, ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Corrado Clini, ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Cesare Patrone, capo del Corpo forestale dello Stato,
e Giuseppe Alonzo, presidente del Cra (Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura). Insieme a tali dati, sono stati presentati anche i risultati dell'indagine sulla quantità di carbonio contenuto nei suoli forestali italiani.
L'indagine evidenzia come la quantità di carbonio trattenuta nei tessuti, nei residui vegetali e nei suoli delle foreste sia pari a circa 1,2 miliardi di tonnellate, corrispondenti a 4 miliardi di tonnellate di anidride carbonica. Il 58% di tutto il carbonio forestale (pari a 700 milioni di tonnellate) è contenuto nel suolo, il 38% nella vegetazione arborea e arbustiva ed il restante 4% nella cosiddetta 'lettiera', nei residui vegetali e nel legno morto.
Tali dati, ha sottolineato il Corpo forestale dello Stato, evidenziano l'importanza dei suoli forestali, non soltanto per la loro funzione di difesa idrogeologica, di conservazione e tutela della biodiversità e di base per la produzione di legname, ma anche per la mitigazione dei cambiamenti climatici in atto.
I risultati dell'ultimo Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi di carbonio del Corpo forestale dello Stato sono stati commentati positivamente anche dalla Cia, Confederazione italiana agricoltori: “le foreste – afferma la Cia - producono l'ossigeno che respiriamo, contribuiscono alla difesa della biodiversità, svolgono un ruolo primario nella salvaguardia del suolo e delle risorse idriche e funzionano come depositi di assorbimento del carbonio”.
Secondo la Confederazione italiana agricoltori è dunque fondamentale recuperare e rafforzare la gestione e la manutenzione delle foreste, anche perché queste costituiscono una delle principali risorse per lo sviluppo delle aree rurali e montane e sono fonti straordinarie non soltanto di ossigeno, ma di occupazione, reddito e materie prime rinnovabili.
Se è positivo l'aumento del patrimonio forestale italiano, permane comunque il grave problema del consumo di suolo. Come ha sottolineato il ministro delle Politiche agricole e forestali Mario Catania, infatti, stiamo consumando suolo destinato all'agricoltura “con ritmi incompatibili per un paese che abbia cura di sé e delle generazioni future”.
Il ministro dell'Agricoltura ha ricordato che, oltre alla regressione della superficie agricola, pari a circa 12 milioni di ettari, un altro terzo del territorio italiano è sottratto alla natura e all'agricoltura dall'urbanizzazione e dalle infrastrutture.
A.P.


mercoledì 18 aprile 2012

California: Falda acquifera scomparsa senza una spiegazione

CALIFORNIA - Stephen Lupo pensa che qualcosa di strano sta accadendo nella parte orientale della contea di Shasta che sta prosciugando i pozzi d'acqua e magari anche provocando doline.
Un geologo marino in pensione dell'US Geological Survey, Wolf ha detto di aver visto già ciò che sta accadendo nella parte orientale della contea di Shasta.

Dopo il terremoto del 1989 a Loma Prieta,i livelli d'acqua e nella zona del terremoto sono scesi in modo significativo, ha detto.
Dopo il terremoto di magnitudo 6,9 nelle montagne di Santa Cruz, Wolf ha scritto un documento per l' USGS sugli effetti del sisma che aveva sulla superficie e sottoterra.
"La correlazione è lì. Il comportamento è identico ", ha detto Wolf, che ha vissuto nella piccola orientale Shasta County,comunità di Cassel dal 2001.
Nel mese di ottobre, 131 terremoti hanno colpito la zona Lassen Peak.
La maggior parte erano meno di 2.0 in grandezza.
Ma da allora la falda acquifera è scesa in modo significativo, ha detto Wolf.
Pete Amos ha detto che la sua pompa era stata sommersa di 40 metri per 24 anni,ma un paio di mesi fa ha finito l'acqua.
Quando l'azienda delle pompe ha misurato il suo livello d'acqua,questo era sceso a 54 piedi, ha detto.
"Non abbiamo mai avuto un problema d'acqua prima.
Non abbiamo mai pensato alla falda che scendeva" ha detto Amos.
Terry Briggs, Fall River Mills, ha detto che quello che sta succedendo a Cassel è insolito.
Ha detto che il calo della falda nella parte orientale della contea di Shasta è la più drammatica che ha visto negli ultimi 10 o 15 anni.
"Si muove sempre su e giù per un po", ha dichiarato Briggs.
Da gennaio, ha dovuto aiutare i proprietari le cui tabelle delle acque sono scese al di sotto delle loro pompe.
Briggs ha detto che non è sicuro perché il livello dell'acqua sia in calo.
L'attività sismica può influenzare i pozzi.
Livelli di precipitazioni interessano anche il livello dell'acqua, ha detto.
E Cassel, come il resto dello stato nord, ha attraversato un inverno asciutto.
Lupo ha detto che l'attività sismica provoca ulteriori fratture della roccia, il terreno vulcanico, permette all'acqua di defluire più in profondità della Terra.
Ogni volta che un piccolo terremoto scuote l'area intorno Lassen Peak, il suo gabinetto si riempie di acqua sporca, ha detto.
I funzionari del USGS hanno detto che sono restii a tracciare una correlazione tra i terremoti e il calo del livello dell'acqua a Cassel.
Ma Ingebritsen ha detto che i terremoti erano troppo lontani per causare la discesa della falda acquifera nella zona di Cassel.
Un terremoto di magnitudo 3,0 può influire sui livelli di falda in un'area di circa 6 miglia, un terremoto di magnitudo 4,0 interesserebbe aree sotterranee al massimo di circa 18 chilometri di distanza, e un terremoto di magnitudo 5,0 interesserebbe pozzi in un raggio di 62 miglia.
Lo sciame di terremoti che ha colpito l'area del picco Lassen lo scorso autunno erano troppo piccoli per essere la causa di problemi nella zona di Cassel, circa 45 miglia di distanza, ha detto.
Qualunque cosa ha causato la discesa della falda freatica, Wolf pensa che i proprietari di abitazione nella zona dovranno imparare una lezione da essa e forare i loro pozzi d'acqua in profondità per evitare i problemi che i residenti stanno vedendo quest'anno.
Egli pensa che l'attività sismica può anche essere correlata a problemi del suolo della zona, tra cui una voragine che si è sviluppata il 14 marzo a fianco di uno stagno di un azienda del Pacific Gas and Electric Co.
Vedi articolo correlato: California 200mt. di spiaggia scomparsi
 http://shivio-news.blogspot.it/2012/04/california-200-metri-di-spiaggia.html

Fonte: http://theextinctionprotocol.wordpress.com/2012/04/16/underground-water-in-shasta-county-california-mysteriously-disappears/

La nascita della Meteorologia scientifica

Non è facile stabilire una data che segni la nascita di una disciplina così vasta ed importante come la meteorologia.
Sicuramente l'opera di Galileo Galilei e dei suoi discepoli mutò in modo radicale anche gli studi sui fenomeni atmosferici, tradizionalmente trattati come sterile commento ai testi aristotelici o come semplice raccolta di dati osservativi. Lo scienziato italiano, con le sue osservazioni presso la corte medicea di Firenze, diede grande impulso alla moderna meteorologia, intesa come scienza che si occupa dell'atmosfera terrestre e dei fenomeni che in essa avvengono.
Altro elemento di estrema importanza fu l'esperimento di Evangelista Torricelli, eseguito nel 1644, il quale dimostrò l'esistenza del vuoto, inaugurando un intenso periodo di ricerche barometriche culminanti con gli studi di Giovanni Alfonso Borelli sulle connessioni fra variazioni barometriche e clima. L'esperimento portò all'invenzione del barometro, uno dei principali strumenti meteorologici.
Agli inizi dell'Ottocento un importante centro di studi meteorologici era rappresentato dall'Osservatorio Ximeniano, dove dal 1813 le osservazioni meteorologiche non furono più irregolari e subalterne rispetto alle osservazioni astronomiche. In quella data l'allora direttore Giovanni Inghirami attivò infatti un Osservatorio meteorologico a tutt'oggi operativo.
Ma la svolta decisiva per la creazione di un servizio meteorologico internazionale efficiente arrivò nel 1854. Durante la guerra di Crimea. Il 14 novembre, una violenta tempesta a Balaklava, nel Mar Nero, fece colare a picco 41 navi di Francia, Inghilterra, Piemonte e Turchia, alleate contro la Russia. Questo disastro fece prendere coscienza dell'utilità di un sistema di avvisi di tempesta, e portò alla creazione di una rete meteorologica in Francia. Quell’anno infatti, Jean Joseph Urbain Le Verrier, considerato il padre della meteorologia moderna, venne chiamato dal ministro francese della Guerra a determinare le cause del fenomeno. Il risultato della sua collaborazione fu che, se fossero state disponibili le osservazioni meteorologiche sull’intera regione, sarebbe stato possibile prevedere la tempesta, evitando così il disastro sia dal punto di vista umano che da quello bellico.
Tuttavia si dovette aspettare un altro contributo di sangue per dare forza al suo progetto.
Il 14 febbraio 1855, la fregata di prima classe Semillante, armata di 60 cannoni, partì dal porto di Tolone con destinazione Odessa, in Crimea, per portare aiuti all'esercito francese impegnato nella furiosa guerra.
La mattina del 15 febbraio l'imbarcazione fu sorpresa da una tempesta mentre tentava di attraversare le Bocche di Bonifacio e si schiantò sugli scogli ad ovest dell'isola di Lavezzi tra la Corsica e la Sardegna. Nel naufragio perirono quasi 700 uomini: 560 corpi riposano nei due cimiteri sull'isola di Lavezzi, mentre gli altri non vennero mai ritrovati.
Il giorno dopo, 16 febbraio del 1855, nacque il Servizio Meteorologico Francese, seguito, in brevissimo tempo, dalla nascita dei vari “Servizi” in tutti gli altri Stati.

fonte: http://www.meteoweb.eu/

Il freddo della Siberia


La storia ci insegna che è la Russia la nazione abituata al freddo maggiore. Durante la campagna di Russia al tempo di Napoleone, il forte freddo che attanagliava la città è stato decisivo per le sorti della guerra. La popolazione russa, abituata al freddo, resistette bene alle basse temperature, mentre i francesi, non abituati, morirono a migliaia e Napoleone dovette ritirarsi, sconfitto dal “Generale inverno”.
Anche in tempi più recenti in Russia si sono avute delle annate particolarmente fredde, che hanno causato delle carestie rimaste tristemente famose nella storia per degli episodi di fame, sui quali non ci soffermeremo, per rispetto delle molte persone che sono morte. Tra le più gravi quella registrata in tutta la Russia nei due inverni tra il 1921 e il 1923, la cosiddetta “Holodomor” che ha colpito l’Ucraina nel 1932-33 e quella che permise ai russi di resistere ai tedeschi durante l'Assedio di Leningrado del 1941, quando il “Generale inverno” fu nuovamente un elemento fondamentale nelle battaglie vinte dai russi.
Tuttavia ciò è ancora poco se vogliamo prendere in considerazione i valori record del freddo. In tal caso dobbiamo spostarci nella Siberia orientale, dove esiste una regione che è stata definita “anecumenica”, cioè impossibilitata a ospitare forme permanenti di vita, un vero e proprio “polo del freddo”, a causa della estrema continentalità della zona. Nonostante ciò, in quella regione sono sorte le due città di Oimekon e Verkhoyansk dove, nel 1933, il termometro è sceso fino a -67,8°C, la temperatura più bassa registrata in un luogo abitato nel nostro pianeta.
Esistono infatti altre città situate ad una latitudine a nord di queste due, eppure hanno temperature, sia medie che estreme, ben più alte di esse.
Il motivo per cui quella regione oggi è abitata è semplice: da quando è avvenuta la scoperta di numerose miniere di oro, uranio ed altri metalli preziosi nel vasto bacino della Yakuzia, un vero e proprio arabesco di montagne perennemente innevate alte circa tremila metri, il deposto regime sovietico ha installato proprio in quella zona numerosi “Gulag”, quei campi di lavoro dove venivano deportati i prigionieri politici, che in tal modo hanno permesso lo sfruttamento dei tesori nascosti nelle viscere della Terra. Poi, a poco a poco, attorno ai campi di lavoro sono sorte delle abitazioni dove le condizioni di vita sono state rese leggermente più umane e adesso, in quella zona, sono sorte delle piccole città.
Se fino ad ora abbiamo parlato di condizioni estreme, accenniamo adesso ad una grande città, dove le temperature scendono anche sotto i 30°C eppure la vita è frenetica, del tutto simile alle più conosciute città occidentali.
Mosca è una città molto simile per condizioni climatiche alle altre capitali del Nord Europa. Il record del freddo si registrò nel 1940, il 17 gennaio, nel pieno della "grande guerra", quando si arrivo a 42.2 gradi sotto zero.
In generale le temperature scendono sotto i 25 gradi sotto zero solo pochi giorni l’anno. Tuttavia la città è attrezzata per superare anche i -30°C.
Eppure, quando sulla via Gorkij il mercurio rosso del grande termometro murale scende pericolosamente verso il basso, la situazione è d'emergenza. I bambini non vanno a scuola. Gli ospedali sono in allarme, i giornali non parlano d'altro. I pediatri hanno consegna di fare solo visite a domicilio per evitare che i piccoli, magari per un raffreddore, si prendano la polmonite andando dal medico. Muoversi è un problema.
Molti filobus e, a volte, anche i tram rimangono in panne nelle strade e, in tali casi, l’attesa restando in piedi davanti alla fermata, per la maggior parte della gente può essere un problema.
In tali casi anche prendere un taxi può essere difficile. Chi, in uno sprazzo di genialità, ha pensato di appostarsi all'uscita della più vicina mensa dei tassisti, per bloccarne uno subito dopo il pranzo e farsi portare all'indirizzo desiderato, corre il rischio di serie delusioni. Se il tassista ha perso troppo tempo per mangiare, l'auto si è raffreddata irrimediabilmente e non si mette più in moto in alcun modo.
Negli inverni più freddi, a Mosca le macchine private non possono stare tutta la notte all'aperto nei cortili! La mattina dopo diventerebbero delle vere e proprie scatole di ghiaccio.