Anche in tempi più recenti in Russia si sono avute
delle annate particolarmente fredde, che hanno causato delle carestie rimaste
tristemente famose nella storia per degli episodi di fame, sui quali non ci
soffermeremo, per rispetto delle molte persone che sono morte. Tra le più gravi
quella registrata in tutta la Russia nei due inverni tra il 1921 e il 1923, la
cosiddetta “Holodomor” che ha
colpito l’Ucraina nel 1932-33 e quella che permise ai russi di resistere ai
tedeschi durante l'Assedio di Leningrado del 1941, quando il “Generale inverno”
fu nuovamente un elemento fondamentale nelle battaglie vinte dai
russi.
Tuttavia ciò è ancora poco se vogliamo prendere in
considerazione i valori record del freddo. In tal caso dobbiamo spostarci nella
Siberia orientale, dove esiste una regione che è stata definita “anecumenica”,
cioè impossibilitata a ospitare forme permanenti di vita, un vero e proprio
“polo del freddo”, a causa della estrema continentalità della zona. Nonostante
ciò, in quella regione sono sorte le due città di Oimekon e Verkhoyansk dove,
nel 1933, il termometro è sceso fino a -67,8°C, la temperatura più bassa
registrata in un luogo abitato nel nostro pianeta.
Esistono infatti altre città situate ad una
latitudine a nord di queste due, eppure hanno temperature, sia medie che
estreme, ben più alte di esse.
Il motivo per cui quella regione oggi è abitata è
semplice: da quando è avvenuta la scoperta di numerose miniere di oro, uranio ed
altri metalli preziosi nel vasto bacino della Yakuzia, un vero e proprio
arabesco di montagne perennemente innevate alte circa tremila metri, il deposto
regime sovietico ha installato proprio in quella zona numerosi “Gulag”, quei
campi di lavoro dove venivano deportati i prigionieri politici, che in tal modo
hanno permesso lo sfruttamento dei tesori nascosti nelle viscere della Terra.
Poi, a poco a poco, attorno ai campi di lavoro sono sorte delle abitazioni dove
le condizioni di vita sono state rese leggermente più umane e adesso, in quella
zona, sono sorte delle piccole città.
Se fino ad ora abbiamo parlato di condizioni estreme,
accenniamo adesso ad una grande città, dove le temperature scendono anche sotto
i 30°C eppure la vita è frenetica, del tutto simile alle più conosciute città
occidentali.
Mosca è una città molto simile per condizioni
climatiche alle altre capitali del Nord Europa. Il record del freddo si registrò
nel 1940, il 17 gennaio, nel pieno della "grande guerra", quando si arrivo a
42.2 gradi sotto zero.
In generale le temperature scendono sotto i 25 gradi
sotto zero solo pochi giorni l’anno. Tuttavia la città è attrezzata per superare
anche i -30°C.
Eppure, quando sulla via Gorkij il mercurio rosso del
grande termometro murale scende pericolosamente verso il basso, la situazione è
d'emergenza. I bambini non vanno a scuola. Gli ospedali sono in allarme, i
giornali non parlano d'altro. I pediatri hanno consegna di fare solo visite a
domicilio per evitare che i piccoli, magari per un raffreddore, si prendano la
polmonite andando dal medico. Muoversi è un problema.
Molti filobus e, a volte, anche i tram rimangono in
panne nelle strade e, in tali casi, l’attesa restando in piedi davanti alla
fermata, per la maggior parte della gente
può essere un problema.
In tali casi anche prendere un taxi può essere
difficile. Chi, in uno sprazzo di genialità, ha pensato di appostarsi all'uscita
della più vicina mensa dei tassisti, per
bloccarne uno subito dopo il pranzo e farsi portare all'indirizzo
desiderato, corre il rischio di serie delusioni. Se il tassista ha perso troppo
tempo per mangiare, l'auto si è raffreddata irrimediabilmente e non si mette più
in moto in alcun modo.
Negli inverni più freddi, a Mosca le macchine private
non possono stare tutta la notte all'aperto nei cortili! La mattina dopo
diventerebbero delle vere e proprie scatole di ghiaccio.
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